Succo di more, lamponi, melanzane, vino o mirto. Non stiamo leggendo il menù di un aperitivo ma semplicemente il fulcro di una nuova tecnologia per le celle solari: il fotovoltaico organico. Esso utilizza, per l’appunto, un colorante organico, come quelli citati precedentemente, che ha il compito di “catturare” la luce solare per generare successivamente energia elettrica, grazie all’utilizzo di due elettrodi ed un elettrolita, in modo molto simile a ciò che avviene in una pila galvanica. Il rendimento di queste celle si aggira attorno al 5% e la loro vita media è di circa 5 anni. L’enorme vantaggio sta nei costi di produzioni estremamente bassi, nel poco peso, e nella possibilità di utilizzare supporti flessibili, adattando quindi le celle anche a superfici curve. Inoltre si prevede di giungere, entro il 2015, al 10% di rendimento con una vita utile di 20 anni. A testimonianza delle forti possibilità di sviluppo in questo settore, il gruppo Bosch ha stanziato 300 milioni di euro per la ricerca, mentre in Italia gli studi proseguono in particolar modo a Roma, nel centro di Tor Vergata, ma anche nella nostra Sardegna, nel Dipartimento di Fisica di Cagliari.
Gianluca Carta
(26 novembre 2009)