La resistenza agli antibiotici sta raggiungendo “livelli senza precedenti” e non sono ancora stati realizzati nuovi antibiotici per far fronte ai batteri resistenti. Si è arrivati ad un punto critico e c’è il rischio di tornare indietro nel tempo , ”in un’epoca pre-antibiotica, dove anche le infezioni piu’ semplici non rispondono ai trattamenti”. E’ l’allarme lanciato di recente da Zsuzsanna Jakab, direttore regionale dell’OMS per l’Europa, in occasione della Giornata Mondiale della Salute 2011. A preoccupare gli esperti e’ soprattutto la diffusione della tubercolosi multiresistente e il batterio New Delhi metallo-beta-lattamasi (NDM-1), che pare resistere anche agli antibiotici di ultima generazione.
Per far fronte a questa emergenza occorre innanzitutto promuovere un uso corretto degli antibiotici per la cura delle malattie ma una fondamentale battaglia nella lotta alla resistenza batterica è anche quella combattuta dalla ricerca scientifica. Un’importante scoperta di un team di biofisici dell’Università di Cagliari è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista JACS (Journal of the American Chemical Society).
I ricercatori del Dipartimento di Fisica di Cagliari hanno utilizzato simulazioni di dinamica molecolare classica per comprendere l’effetto della sostituzione di un aminoacido in una proteina AcrB presente sulla membrana di molti batteri, tra cui l’Escherichia Coli. La proteina oggetto dello studio è chiamata “multi-drug-resistance (MDR) pump” per la sua capacità di espellere una serie di composti, tra cui molti antibiotici, aventi caratteristiche chimiche e strutturali molto diverse fra loro.
“Il fenomeno della MDR – spiega Attilio Vittorio Vargiu (SLACS & Department of Physics, University of Cagliari) – è coinvolto nella resistenza batterica ai vecchi e nuovi antibiotici. Si ritiene che la proteina AcrB espella i substrati tramite un meccanismo di rotazione funzionale. Infatti essa è composta da tre unità distinte che assumono in maniera sequenziale e organizzata diverse conformazioni, funzionali all’espulsione delle sostanze antibiotiche dall’interno della membrana batterica. Il nostro lavoro – continua Vargiu – consiste nel confrontare il comportamento della proteina originaria con una sua forma mutata che attraverso la sostituzione di un singolo aminoacido riesce ad inibire l’azione di resistenza a vari antibiotici”
Questo lavoro, frutto di una collaborazione internazionale, è un passo importante verso la ricerca di nuovi antibiotici efficaci contro i cosiddetti “superbugs” , ma la guerra contro i batteri resistenti è ancora molto lunga.
Leggi l’articolo completo pubblicato su JACS
[15/09/2011]